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Strinature di saggezza

~ Malleus Rudĭum

Strinature di saggezza

Archivi tag: John Dowland

Proposta di traduzione: Can she excuse my wrongs, di John Dowland (1563-1626)

07 giovedì Feb 2019

Posted by Francesco Vitellini in Poesie, Traduzioni in versi

≈ 2 commenti

Tag

amore, John Dowland, Letteratura, lirica, metrica, musica, poesia, poesie, testi, testo, traduzione, traduzioni, versi, wordpress

Partitura per corale a 4 voci di “Can she excuse my wrongs” da The First Booke of Songes or Ayres of Foure Partes with Tableture for the Lute (1597). Si noti la disposizione del testo che permetteva il posizionamento delle 4 voci attorno a un unico tavolo.

 

Per un accompagnamento musicale suggerisco questa versione.

 

Can she excuse my wrongs with Virtue’s cloak?
Shall I call her good when she proves unkind?
Are those clear fires which vanish into smoke?
Must I praise the leaves where no fruit I find?

No no: where shadows do for bodies stand,
Thou may’st be abus’d if thy sight be dim.
Cold love is like to words written on sand,
Or to bubbles which on the water swim.

Wilt thou be thus abused still,
Seeing that she will right thee never?
If thou canst not o’ercome her will
The love will be thus fruitless ever.

Was I so base, that I might not aspire
Unto those high joys which she holds from me?
As they are high , so high is my desire:
If she this deny, what can granted be?

If she will yeld to that which reason is,
It is Reason’s will that Love should be just.
Dear make me happy still be granting this,
Or cut off delays if that die I must.

Better a thousand times to die,
Than for to live thus still tormented:
Dear, but remember it was I
Who for thy sake did die contented.

***
Nasconderà le mie colpe / con un manto di virtù?
Dovrei dir di lei ch’è buona, / pur mostrandosi sdegnosa?
Saran forse fuochi chiari / che svaniscono in fumo?
Dovrei lodi alla ramaglia / che discopro non fruttuosa?

No, no: dove vivon l’ombre / in dispetto a forma piena,
si potrà abusar di te / se apparisci troppo fioco.
L’amor freddo rassomiglia / a parole sulla rena,
od a bolle che già nuotano / su quel chiaro e fresco loco.

Lascerai ch’ella continui / negli abusi impunemente
pur vedendo con chiarezza / che sarà sempre scorretta?
Se tu manchi di fermezza / nel vincer sulla sua mente
sempre morto sarà il frutto / dell’amore che ti spetta.

Son davvero sempre stato / troppo in basso per cercare
quelle gioie superiori / ch’ella mi nasconde ancora?
Quanto in alto queste stanno / tanto è alto il mi disiare:
e se lei ancor le nega / quali cose spero allora?

Se volesse udir ragione / ed agir di conseguenza
la Ragione vuole sempre / che l’amore sia corretto.
Dammi gioia, mia diletta, / e conforta la speranza
oppur smetti d’indugiare / sì ch’io muoia con rispetto.

Meglio morto mille fiate
che una vita di tormento.
Ma, diletta, rimembrate
ch’io morii per voi, contento.

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Recensione di “Songs from the labyrinth”

11 sabato Ott 2014

Posted by Francesco Vitellini in Collaborazioni, Prudence

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Tag

Edin Karamazov, John Dowland, Liuto, musica, Musica Rinascimentale, Pop, Rinascimento, Rock, Sting

Dowland è visto da Sting come un uomo tormentato che riesce a trasformare la sua personale agonia in composizioni sublimi e, prestando la sua voce alle parole del liutista inglese, riesce a trasmettere anche a chi lo ascolta il senso di tristezza che permea da capo a fondo l’arte di Dowland.

Una recensione su Prudence, Magazine di sopravvivenza culturale.
Troverete l’articolo qui.
Buona lettura

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