Vi sembrerà strano, ma fa veramente male continuare a vedere le persone usare il termine “medioevo” per connotare qualcosa negativamente, per accusare qualcosa o qualcuno di essere arretrato o retrogrado. Fa male perché amo quel periodo storico, da molto tempo ormai. Fa male perché sono un rievocatore e questo mi porta a studiare il Medioevo in profondità, cercando di ricostrurirne aspetti materiali e immateriali nel modo più preciso possibile. Questo richiede tempo, sforzo, frustrazione, passione, ancora altro tempo, prove, errori, altra passione, pazienza e una dose non piccola di amore per quello che fai. Passo ore a cucire (a mano), scucire e ricucire finché il lavoro che sto eseguendo non corrisponde all’iconografia che sto usando come modello.
Fa male perché consumo moltissimo tempo nella ricerca di testi affidabili, scritti da altre persone che si sono dedicate completamente allo studio della storia medievale. Testi difficili da trovare, spesso costosi, nonché difficili da studiare (perché scendere nei dettagli non è facile).
Fa male perché avere in mano uno studio su una bottega di tessuti di fine Trecento mi concede uno sguardo sulla vita di un uomo vissuto nel Medioevo, sul suo lavoro, sulle sue mani, sui suoi desideri, sulla sua vita. E quella vita è esattamente come la nostra di oggi. Aveva le stesse necessità: vestirsi, nutrire se stesso e la sua famiglia, crescere i suoi figli, lasciare loro un’eredità, ecc.
Fa male perché da oltre vent’anni dedico i miei sforzi a conoscere un periodo storico di mille anni (ripeto, MILLE anni) e in tutto questo tempo non ho fatto altro che grattare la superficie di quella che è stata una società vibrante, vivace, colorata, dinamica, creativa. Una società in cui le persone facevano, non parlavano (oggi parlate tutti, ma pochi fanno).
Fa male perché nonostante ormai sia acclarato che di “buio” il Medioevo non aveva proprio nulla la gente continui a pensarla così (è pigrizia mentale mista a quintali di ignoranza e cattiva volontà).
Fa male perché un’epoca storica ricca di progresso viene accostata a una pagliacciata come il convegno di Verona, o all’ignoranza che oggi ha fatto del Parlamento italiano la sua casa (parlo del libro della Fattori, una capra che parla di caccia alle streghe nel Medioevo).
Vi prego, prima di usare la parola “Medioevo” pensateci dieci volte, perché dire “stiamo tornando al medioevo” non è solo una dichiarazione di analfabetismo, ma anche, e soprattutto, la conferma che siete ignoranti come le capre e che non meritate la mia stima o la mia amicizia.