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amore, canzone, emozioni, Letteratura, madrigale, malinconia, nostalgia, odio, poesia, poesie, scrittura, scrivere, vita
Amici di contrade avite e fere
lasciate che vi canti di costei
che, sola, sa donarmi gioie vere.
Non v’è al mondo donna sì graziosa
come colei che adoran l’occhi miei,
pur fera e forte, sempre m’è preziosa.
Venne da me nei sogni più reali,
toccommi al petto e dentro accese un foco.
Al mio sentire tosto crebber l’ali
che nel confronto il sole appare fioco.
In dolci notti ténere
la brezza soffia lenta,
vento leggero, l’erba appena mossa.
Danzando se ne viene,
ridendo assai contenta,
pelle d’avorio e la sua chioma rossa,
colei che nulla indossa
se non la sua bellezza,
un tiepido calore
e un timido candore
che fanno d’ogni sguardo suo carezza.
Nessuno al mondo, in fede,
al par di lei nel cuore mio risiede.
Arresta la sua corsa e il mondo freme
clamando il dolce passo del suo piede.
Distante un sol respiro,
le labbra sue splendenti
si poggiano alle mie quasi ritrose,
e quasi non respiro,
tra brividi frementi,
baciando rossi petali di rose,
con lacrime copiose
la stringo a me con gioia,
lei a lungo cercata
e più desiderata,
sperando d’incontrarla pria ch’io muoia.
Amore che non tace
tu sei per me dolcezza e cuore e pace.
Solo una imago è più bella di questa:
lei, la stella e la giovane tempesta.
Qui dunque elevo un canto
a Lei che nutre amore
un canto che m’innalza a cieli altissimi,
e l’unico mio vanto
è d’essere il cantore
che porta un moto in mezzo a cieli fissi.
Troppo poco ancor dissi,
momenti silenziosi
che portano alla morte
od anche a peggior sorte
colui che indugia troppo e non si osi.
Sì come ‘l mar non tace
l’amore che mi prende e mi conduce.
Ogni sogno m’accosta al dolce incontro
nel tempo che dall’alba va al tramonto.
Due vite giunte in una,
che strana perfezione,
non mai quel suo sembiante delizioso
mi lascia o m’abbandona.
Profonda dedizione
il dono che ti porgo speranzoso
esulto, già gaudioso,
ma soffoco veloce,
il sangue si fa nero,
è morte ogni pensiero
sommerso dal disprezzo sì feroce.
E l’animo m’è gramo:
v’è chi t’odia Amor mio, ov’io più t’amo.
L’alma tetra possiede tracotanza
e mai vorrebbe che altri abbia speranza.
Da sempre vana invidia
e folle gelosia
non fan che immiserire chi le prova,
ovunque siano vivi,
malvagia compagnia,
quei demoni non portan vita nova
a chi vi si ritrova.
Eppure illividita
continua a guerreggiare,
spiare e cospirare,
empiendo di miseria la sua vita.
Non mai ci sarà avvento
per chi sputa veleno ogni momento.
Lasciamola a saziarsi di lamenti,
viviamo lieti e gai,
giacché una dignità non l’avrà mai.